M3
“Leica Milestones”
“Leica Milestones”
Le macchine fotografiche Leica a telemetro sono ormai entrate nella storia della fotografia, grazie soprattutto al fatto di essere state nelle mani dei più grandi fotografi che con esse hanno prodotto alcune tra le più straordinarie immagini di questo secolo.
La nascita di questo sistema fotografico risale al 1954, quando i progettisti della Leitz fecero uno sforzo di creatività e innovazione tecnologica straordinario per garantire un nuovo strumento che rappresentasse un progresso sostanziale rispetto alle precedenti fotocamere, e aprisse nuove possibilità ai fotografi, soprattutto di reportage.
Nacque così la Leica M3, capostipite del sistema M, che rappresentò un primato tecnologico ineguagliabile per l’epoca, e ancor oggi è considerata un esempio di design e funzionalità, come ebbe a dire anche il famoso designer Carlo Alessi: “la Leica M3 è uno dei pochi design del XX° secolo talmente perfetto che non immaginerei mai di modificarlo…”. E quando Steve Jobs presentò il nuovo iPhone 4, lo descrisse con queste parole: “Questo è al di là di qualsiasi dubbio, la cosa più precisa, ed una delle più belle che abbiamo mai prodotto. Vetro davanti e dietro, e acciaio sui bordi. E’ come una bellissima vecchia macchina fotografica Leica…”.
Il nome dato al sistema, M, deriva dall’iniziale del termine tedesco “Messsucher” che vuol dire “telemetro”, un meccanismo di altissima precisione che accoppiato ad un mirino galileiano (ovvero a visione diretta) permette la messa a fuoco del soggetto inquadrato mediante sovrapposizione dell’immagine che appare sdoppiata nel mirino. Nella Leica M3 il telemetro era per la prima volta integrato nel mirino di visione, rendendo straordinariamente più veloce il processo di messa a fuoco e scatto.
Il fatto che la prima macchina della serie M fosse identificata dal numero 3 (la M2 e la M1 usciranno negli anni successivi) trova due spiegazioni: la più accreditata è che il numero 3 fosse relativo alle tre cornici proiettate a turno nel mirino per delimitare l’inquadratura con gli obiettivi da 50, 90 e 135mm, un’altra grande innovazione presentata da Leica con questo modello; una seconda ipotesi è che fosse la naturale evoluzione dell’ultimo modello, ancora in produzione all’epoca, delle Leica con passo a vite M39 per l’attacco degli obiettivi, la Leica IIIf.
A dispetto di quanto si possa immaginare il telemetro è un sistema di messa a fuoco molto rapido e preciso, ottimale anche in situazioni di luce scarsa. Nel 1954 rappresentava il sistema più evoluto di messa a fuoco, e la brillantezza e ampiezza del mirino era ineguagliata. Il mirino stesso, con un ingrandimento pari a 0,91 (praticamente immagine reale) è ancora oggi considerato uno dei migliori in assoluto mai prodotto per una fotocamera a telemetro.
L’altra grande innovazione portata dalla M3 oltre alle cornici e all’integrazione del telemetro nel mirino fu l’attacco obiettivi a baionetta, che rimase inalterato negli anni e che ancora oggi permette l’accoppiamento di qualsiasi obiettivo prodotto dal 1954 in avanti su tutte le fotocamere prodotte fino a oggi, inclusa le Leica M8 e M9 digitali. E con risultati straordinari, data la incredibile capacità di risolvenza e le straordinarie doti di microcontrasto che gli obiettivi Leica hanno sempre saputo garantire.
Come detto la Leica M3 fu presentata nel 1954, e rimase in produzione fino al 1968. In 14 anni ne furono prodotte oltre 225.000, di cui circa 3.000 laccate nere, oggi ricercatissime nel mondo del collezionismo. A proposito di collezionismo, la produzione di serie della M3 fu preceduta a cavallo degli anni 1952/53 dalla realizzazione di 65 prototipi, che oggi hanno un valore straordinario. Una delle poche che è passata di mano negli ultimi anni ha raggiunto la cifra di 45.000 euro.
Le M3 prodotte tra il 1954 e il 1958 avevano la particolarità della leva di avanzamento che funzionava a “doppio colpo”, ovvero bisognava azionarla due volte per avanzare di un fotogramma. Dal 1958 il meccanismo fu modificato per permettere l’avanzamento con un solo movimento del pollice, anche se per anni molti fotografi continuarono a utilizzare il doppio colpo, per abitudine (e un tocco di snobismo…).
Per capire la dedizione e la passione che Leica ha sempre messo nello sviluppo dei propri prodotti, basta leggere quello che era scritto nell’introduzione del manuale di istruzioni della Leica M3: “State tenendo nelle vostre mani una Leica: vi auguriamo di trarne altrettanto piacere della moltitudine di convinti appassionati Leica in tutto il mondo. Nella Leica M3 trovate il massimo delle prestazioni fotografiche, della velocità, e della praticità che noi, in quanto specialisti in strumenti di elevatissima precisione ottica, possiamo fornire. Questa macchina fotografica non è nata da un giorno all’altro. Essa combina l’esperienza di una lunga tradizione nel design di strumenti scientifici con le più recenti innovazioni dell’ottica moderna. E’ maturata attraverso molte migliaia di test e prove nelle mani dei più grandi fotografi del mondo. Potrete scoprire da voi il potenziale e la precisione della vostra Leica, e come tra molti anni nel futuro essa sarà ancora precisa e affidabile come lo è oggi”.
In sintesi un piccolo capolavoro di ingegneria ottica e meccanica, una pietra miliare non solo per Leica ma per tutta la storia della fotografia, uno strumento che ha cambiato il modo di fotografare aprendo ai grandi fotografi dell’epoca nuove straordinarie possibilità. E’ stata la macchina fotografica preferita di Henri Cartier – Bresson, di Elliott Erwitt (nell’immagine più in alto la sua M3, esposta nel 2004 alla Photokina di Colonia), di Alfred Eisenstaedt, di Robert Frank, di William Klein, e di tutti i più grandi fotografi che hanno lavorato a cavallo degli anni ’50 e ’60.